La villa rustica, di epoca romana, è situata sul lato destro del fiume Trigno. La villa era costituita da tre parti. La parte padronale (pars urbana) che comprendeva l’abitazione del padrone, la parte rustica (pars rustica) che comprendeva le stanze dei pastori, degli schiavi, le stalle per gli animali e la pars fructuaria per immagazzinare i prodotti derivanti dalle attività agricole. La parte padronale e la parte rustica erano divise tra loro dalla cella, o cantina, dove attualmente ci sono i resti delle botti di terracotta. Nella villa si svolgevano attività agricole per la produzione di olio e vino già dal I secolo d.C..
Dal 1930, grazie a Don Duilio Lemme e, in seguito, alla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise, iniziarono gli scavi e verso la fine degli anni ’70 fu riportata alla luce gran parte della struttura. Dagli scavi è emerso che la massima fioritura della villa risale al periodo tra il II ed il III secolo d.C.
Gli studi fatti sugli scavi hanno rilevato diverse fasi di vita della villa nelle quali sono stati fatti lavori di ampliamento e rinnovamento. Il pavimento della pars urbana, in origine di cocciopesto, fu ricoperto con mosaici di tessere policrome che raffigurano animali e vegetali, fu costruito un ambiente termale e ristrutturata la pars rustica. Questi lavori risalgono al III secolo a.C.
Oltre alla produzione di olio e vino, documentati dalle botti in terracotta, dal torchio e dalla vasca per raccogliere la spremitura dei liquidi, sono stati rinvenuti una fornace per ceramica e un forno per il pane di difficile datazione, entrambi collocati nella pars rustica. La fine del periodo di vita nella pars urbana è attribuita ad un incendio che distrusse questa parte della villa, mentre la pars rustica continuò ad essere utilizzata e modificata.
Dopo il III secolo la villa cominciò a vivere il declino fino all’abbandono definitivo.
Al suo posto oggi abbiamo il santuario che ebbe ampliamenti significativi tra il IX e il XII secolo.